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Fiabe dall'Estremo Oriente

Buonasera cari lettori,

eccoci con un nuovo articolo per la rubrica mensile dedicata alle fiabe. Secondo il sondaggio quelle che avete votato di più sono proprio loro, le fiabe cinesi, a cui questo articolo è dedicato. A seguire in classifica ci saranno le fiabe russe, le fiabe arabe e per ultime quelle africane, ma state tranquilli, una volta finita questa prima lista ho anche altre culture da proporvi.

Per ora godetevi quanto state per leggere, lasciatevi trasportare dalla dolcezza di questi racconti e...

Buona lettura!

Prima di presentarvi le fiabe che ho selezionato, vorrei concedermi una piccola introduzione. In linea molto generale una fiaba è fatta di diversi elementi che la compongono: elementi magici e spirituali, creature fantastiche (siano esse benevoli o maligne) nate da credenze popolari e leggende folcloristiche, luoghi soprannaturali o realistici, animali parlanti e imprese ardue da far intraprendere all'eroe. Come tutti sappiamo, la Cina possiede una cultura millenaria, costellata da una moltitudine di credenze e costumi popolari, che variano da regione a regione e attraverso le loro fiabe possiamo anche noi, cittadini europei abituati ad avere una visione totalmente diversa del mondo, farci un'idea della cultura e delle perle di saggezza che vengono tramandate di genitore in figlio nella terra della seta e del loto.


LA FIGLIA DEI DRAGHI

Un tempo, quando il confine tra cielo e terra non esisteva c'erano nove draghi che vivevano nel firmamento e di tanto in tanto scendevano sulla Terra per divertirsi e ogni cosa che sfioravano al loro passaggio si riempiva di colore, di luce e di vita. Un giorno i draghi videro una gemma, che brillava di un intenso bagliore e i suoi riflessi erano rossi, oro e viola e rimasero talmente colpiti dalla sua perfezione, che decisero di sfidarsi reciprocamente per ottenerne il possesso. Ma con loro grande sorpresa, la pietra che dal cielo era visibile, scomparve non appena i draghi misero piede a terra. I nove decisero allora di restare a cercarla e costruirono un magnifico palazzo d'oro come loro residenza, in una grotta sotto il Picco Dorato, una montagna che sorge a fianco del fiume Lancang, noto anche come fiume dei Nove Draghi.

Il tempo passava e la pietra sembrava essere sparita tra gli alberi della foresta. Capitò che dopo un pò di tempo, il Re dei Draghi Bianchi mise al mondo una bambina, che una volta cresciuta divenne una fanciulla bellissima. Un giorno, stanca di starsene sempre chiusa nel palazzo d'oro, uscì ed esplorò le meraviglie del mondo che la circondavano, divertendosi talmente tanto da dimenticarsi completamente che doveva tornare a casa.

La figlia dei draghi si allontanò così tanto da casa, che ad un certo punto scorse in lontananza una vasta pianura e nei pressi scorse uomini intenti ad arare con i buoi, donne coltivare il riso con delle ceste sulla schiena e dei bambini giocare nell'acqua assieme agli animali. La visione di tutto questo era per lei così bella che giurò a se stessa che non sarebbe più tornata nel palazzo dei draghi.

Improvvisamente vide arrivare un ragazzo che conduceva al pascolo dei buoi, vestito da contadino e con le mani sporche di fango. Il giovane si chiamava Yan Maoyang e vedendola da sola, le chiese chi fosse e cosa ci faceva lì vicino alla pianura. La figlia dei draghi, temendo che se avesse detto la verità non sarebbe stata creduta, fu molto vaga nella risposta e gli disse di essersi perduta mentre raccoglieva della verdura selvatica. Il ragazzo, che era povero ma di buon cuore, la invitò a riposarsi nella sua capanna e la figlia dei draghi accettò di buon grado, sentendo di potersi fidare di lui.

I paesani del villaggio dove Yan viveva si interrogarono su chi fosse la bella ragazza che si era portato dietro e in cuor loro speravano che il giovane avesse finalmente trovato una moglie con cui sistemarsi. Il contadino invitò la figlia dei draghi a ristorarsi in casa sua e le offrì del cibo. S'intrattenne con lei, ma quando il sole calò cominciò a sentirsi imbarazzato all'idea di dormire con lei sotto lo stesso tetto. La figlia dei draghi intuì la cosa e non potendo tornare a casa da sola, decise di raccontargli la verità, dicendogli che se l'avrebbe presa con sé lei sarebbe diventata sua moglie, anche perché se ne era innamorata a prima vista.

Yan ci pensò su e disse alla ragazza -Ma io sono molto povero e devi tener conto a cosa andrai incontro se mi sposerai.- ma la testarda figlia dei draghi gli rispose -Se si ama veramente, il più aspro dei frutti diventa dolce nella bocca degli innamorati.-

Così Yan si convinse e le nozze furono celebrate.

I paesani accolsero quell'evento con gioia e la figlia dei draghi, in cambio, si prodigò per aiutarli a mandare avanti il loro villaggio. Da allora si dice che agli abitanti del villaggio di Mengyang che desiderano recarsi presso il villaggio di Jinghong situato dall'altra parte del fiume, basti rivolgere una preghiera alla figlia dei draghi, perché possa apparire un ponte tra le acque del Lancang.

Poco tempo dopo, la figlia dei draghi si rese conto di aspettare un bambino. Qualche mese più tardi il capo del villaggio di Jinghong chiese ai suoi sottoposti di andare ad abbattere la legna, per costruirgli un nuovo palazzo, ma ci fu un incidente sul fiume e tutto il carico di legna appena preso andò perduto. Per evitare una punizione, essi si rivolsero alla felice coppia, di cui ormai si era sparsa la voce. Fu Yan ad andare ad aiutarli, perché la moglie ormai era prossima al parto e con l'aiuto del Re dei Draghi Bianchi il problema fu risolto. Tuttavia alcune malelingue vicine al capo del villaggio di Jinghong lo misero in guardia dai poteri che Yan aveva dimostrato, dicendogli che se avesse voluto avrebbe potuto prendere il suo posto. Spaventato il capo dei villaggio di Jinghong lo fece arrestare e decapitare nel bosco lì vicino. La figlia dei draghi apprese presto la notizia e cadde in disperazione, domandandosi come fosse possibile che ci fossero uomini tanto malvagi al mondo. Adirata e rattristita, la figlia dei draghi tornò nel suo palazzo, dove raccontò tutto agli altri draghi, che adirati fecero scagliare delle grosse pietre nel fiume, che inondò le risaie e distrusse le case del villaggio di Jinghong. Il capo di quella gente fu rammaricato nel vedere le gravi conseguenze delle sue azioni, così si recò a palazzo e chiese perdono alla figlia dei draghi, dicendole che sarebbe stato disposto a farsi uccidere pur di risparmiare da morte certa i suoi paesani. La figlia dei draghi era di cuore buono, perciò non se la sentì mai di uccidere così tante persone. Per placare la sua ira, il capo del villaggio di Jinghong promise che tutti loro si sarebbero occupati di lei e di tutte le sue future discendenze e ancora oggi, le persone di quei due villaggi credono che per non incappare in qualche disgrazia sia necessario esprimere venerazione nei confronti della figlia dei draghi, con dei doni e delle preghiere. Ancora oggi, molte persone si recano nella grotta sotto il Picco d'oro, portando laute offerte alla fanciulla, che continua ad osservare risentita la vita che scorre nei due villaggi.


Una fiaba dal finale triste, ma molto significativa. La figlia dei draghi potrebbe somigliare a una delle principesse che siamo abituati a conoscere, per via della sua bontà d'animo e dei suoi modi leggiadri. Tuttavia la fanciulla in questione svolge più un ruolo di intercessione tra gli uomini e i draghi, esseri che nella cultura orientale rappresentano le potenti forze della natura, che devono essere rispettate e temute allo stesso tempo. L'uomo non ha alcun potere su di esse, non può manipolarle o illudersi di controllarle, ma solo restarne in balìa...non è forse vero?


L'UOMO CHE NON VIDE PIU' NULLA

Questa storia parla di un uomo molto povero, che a stento riusciva a vivere, ma nonostante questo era talmente ossessionato dall'idea di accumulare dell'oro e diventare ricco, che cercava in tutti i modi di guadagnarne un pò per metterlo da parte.

Capitò che un giorno si fermò ad osservare il mercato, dove molti gioielli e beni preziosi venivano esposti sotto gli occhi dei signori e delle signore che passavano di lì. Tutti osservavano, alcuni compravano, altri no. Improvvisamente all'uomo venne un'idea. Si vestì con i suoi abiti migliori, fece un giro del mercato e finse di osservare una preziosa gemma esposta su una bancarella, aspettò che nessuno lo stesse più guardando e se la ficcò in tasca.

Sfortunatamente venne catturato poco dopo e quando gli chiesero spiegazioni l'uomo non potè fare a meno di rendersi davvero conto di ciò che aveva fatto.

L'avidità e la sete di ricchezza lo avevano accecato, impedendogli di riflettere.


Questa fiaba si commenta da sola, in merito ad insegnamenti...


LA LEGGENDA DEI 12 SEGNI DELLO ZODIACO

Questa favola spiega in particolare il motivo per cui il topo è il primo dei 12 segni dello zodiaco orientale.

Un giorno un uomo volle porre in cielo 12 animali per rappresentare l'anno di nascita di ogni essere umano. Tuttavia gli animali presenti sulla terra erano tantissimi, come avrebbe fatto a sceglierne solo 12? Ci pensò su e stabilì che, fissata una determinata data, i primi dodici animali che si sarebbero presentati quel giorno sarebbero stati presi e posti in cielo.

A quel tempo il gatto era il miglior amico del topo e anche lui voleva partecipare alla gara, per poter essere posto in cielo tra le stelle. Confrontandosi con il topo, gli disse che l'unico problema era che aveva il pessimo vizio di addormentarsi profondamente, per cui sarebbe stato molto difficile svegliarsi presto. Allora il topo gli promise che il mattino seguente lo avrebbe svegliato lui stesso e il gatto si coricò fiducioso. Giunse l'alba, il topolino era così felice che corse verso il luogo d'incontro, scordandosi di svegliare il gatto. A causa di ciò il povero felino si svegliò a gara ormai conclusa e si adirò con il topo a tal punto che da quel giorno gatto e topo divennero nemici per sempre, riducendo la loro vecchia amicizia ad un eterno corri-corri.

Ma non è tutto!

Il giorno della gara, il topo incontrò il mansueto bue, che gli chiese consiglio affinché potesse correre abbastanza veloce da riuscire a battere gli altri animali. Il topo accettò di aiutarlo, a patto di essere portato sulla sua schiena. Il bue acconsentì e una volta arrampicatosi sul suo folto pelo, il topo cominciò a cantargli una canzone.

Fratello bue, fratello bue,

vola sui torrenti,

scavalca i pendii delle colline,

forza, forza,

presto, presto,

corri più veloce del vento!

Non appena sentì queste parole, come per magia, il bue cominciò a correre velocissimo e giunse a destinazione. Si guardò intorno e vide che non c'era nessuno. Allora esultò, contento di essere arrivato per primo. Fu in quel momento che il topolino fece la sua mossa furba. Saltò giù dalla schiena del bue, lo guardò e gli disse che da quel momento il primo in lista sarebbe stato lui e così fu.

Nello zodiaco cinese il topo occupa il primo posto e dopo di lui giunsero il bue, la tigre, la lepre, il drago, il serpente, il cavallo, la capra, la scimmia, il gallo, il cane e il cinghiale.


Non a caso, se andate a ricercare le caratteristiche dei nati sotto il segno del topo, gli sono attribuite doti come l'astuzia, l'intelligenza, l'ambizione e la capacità di non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. Che dire, davvero un segno sorprendente, nonostante le dimensioni ridotte.


L'ESCA DELLA TIGRE

Si crede che quando una tigre divora un uomo, il suo spirito non si stacca mai dal luogo dove la tigre lo ha attaccato. Per questo motivo l'animale usa le anime delle sue vittime come esca, per attirare altri potenziali pasti. Si dice che queste anime, prive ormai di forma corporea, possano assumere l'aspetto di tutto ciò che agli occhi altrui può risultare desiderabile: una bella ragazza, un lingotto d'oro, un gioiello, qualsiasi cosa che il malcapitato che viene attirato fin sulle montagne possa volere. E a quel punto la tigre balza fuori dal proprio nascondiglio e lo divora.

Ed è per questo che coloro che sono costretti da altri a compiere azioni malvagie ai danni di terzi vengono chiamati "esche delle tigri"...


IL GABBIANO E LA BONTA'

C'era un tempo un uomo che amava osservare i gabbiani, desiderando tanto poterne avere uno tutto suo. Un giorno vide sulla terrazza del suo palazzo un gabbiano ferito, che agitava le ali sofferente. L'uomo lo raccolse delicatamente e ordinò ai suoi uomini di curarlo. La ferita si rimarginò in fretta e il gabbiano si riprese, ma quando giunse il momento di liberarlo, l'uomo lo volle tenere con sé a tutti i costi e lo chiuse in una gabbia d'oro. Gli forniva tutto il cibo più buono, pregiato e gustoso che potesse permettersi di comprargli, gli dava molte attenzioni, ma nonostante ciò il gabbiano non mangiava nulla e si lasciò morire.


Questa breve fiaba ci dà una lezione importante sull'egoismo. L'uomo in questione credeva che fornendo carni pregiate e attenzioni all'animale, avesse potuto compensare la perdita di un qualcosa che per l'esistenza del gabbiano era fondamentale: la libertà e questa morale può essere tranquillamente applicabile anche nel rapporto tra due persone...

E con questa fiaba termina qui l'articolo dedicato alle fiabe cinesi. Avrei voluto trovare delle fiabe con una storia più ricca e più lunga da raccontarvi, ma purtroppo le fonti disponibili, per quanto riguarda tale argomento, sono limitate, un pò perché le fiabe cinesi restano per lo più sconosciute e un pò perché la maggior parte di esse ha per protagonisti animali o esseri sovrannaturali e molto spesso gli esseri umani hanno in esse un ruolo molto più marginale rispetto alle fiabe europee.

Spero comunque che vi siano piaciute, in tal caso vi ringrazio per aver letto fin qui e vi invito, come sempre, a lasciare un like o a seguirmi nel mio profilo Instagram ilgiardinodiselene_blog per restare sempre aggiornati.

Vi auguro di trascorrere una dolce serata e una buona notte. Vi aspetto qui, nel mio giardino di storie, per il prossimo articolo dedicato alle fiabe, che vedrà come protagonista la fredda Russia.

Alla prossima!






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